Il viaggio onirico di MM Contemporary Dance Company tra natura e emozioni musicali conquista il pubblico a Trento
Un’intesa sottile lega Duo d’Eden, passo a due di rara bellezza creato dalla coreografa francese Maguy Marin nel 1986 e ancora di una contemporaneità sorprendente, interpretato, per la prima volta, ieri sera, al Teatro Sociale di Trento, da due artisti italiani di MM Contemporary Dance Company, Nicola Stasi e Emiliana Campo e Pastorale, il nuovo lavoro di Michele Merola, in prima assoluta, sull’omonima Sinfonian.6 Op.68, di Beethoven. La fluidità dei movimenti in Duo d’Eden si rivela nel perpetuo, inarrestabile avvinghiarsi del corpo femminile all’uomo, una figura senza peso dove, per diciassette minuti, la danzatrice sfiora il suolo senza quasi mai posarsi, in un ciclo di movimenti lievi, poetici mentre in Pastorale, si ritrova nel susseguirsi di passi a due e di gruppo dal sapore bucolico eseguiti con scioltezza e abbandono, dai nove danzatori. I pianisti Giancarlo e Stefano Guarino hanno regalato un’impeccabile trascrizione per pianoforte della celebre Sinfonia beethoveniana con tutte le suggestioni emotive che i famosi cinque movimenti suscitano: contemplazione, fiducia, stridente euforia, smarrimento e riconciliazione. Il sogno che sembrava impossibile a Merola, di far precedere la sua Pastorale dal capolavoro di Marin interpretato con un’ancestrale grazia e assoluta coerenza all’originale dalla coppia di suoi danzatori, ha vinto la scommessa: una serata all’insegna delll’armonia che solo la natura sa regalare quando l’umano accetta, con umiltà e senza desiderio di dominio, di lasciarsi contagiare dalla sua bellezza e dai suoi ritmi. Un’abbinata felice dove l’atmosfera onirica non si spezza pur nei segni coreografici diversi dei due artisti: in Duo d’Eden attraverso l’essenzialità del movimento dei corpi, il rumore dei ruscelli e dei temporali, mentre in Pastorale grazie alla scenografia molto “materica e naturale” creata da Alice De Lorenzi, ispirata dall’artista brasiliano Ernesto Neto dove si utilizza un fondale di tulle retato con appese delle sacche, ancorato con delle corde alla graticcia e che crea un’atmosfera fatata. I costumi, dalle tinte calde, disegnati da Carlotta Montanari, richiamano i colori dei boschi con celati rimandi a Le Spectre de la rose (1911) e L’Après-midi d’un Faune (1912) di Nijinsky mentre le luci di Gessica Germini accompagnano cromaticamente i cinque movimenti musicali, tra crepuscoli, tramonti e albe. Pastorale aggiunge un altro importante “tassello” alla fruttuosa e costante creatività del coreografo campano, grazie al gioioso connubio tra musica e danza; questa volta, rispetto ad altri suoi noti lavori, senza cedere alla tentazione di una rielaborazione musicale.