“Wakatt” di Serge Coulibaly: antidoto africano alla paura
E’ uno spettacolo intorno al tema della paura, Wakatt che il coreografo e danzatore belga –burkinabé, Serge Aimé Coulibaly, presenta, in prima nazionale, al Teatro Strehler, il 14 e 15 maggio, ospite del Festival Presente Indicativo, lavoro nato nel 2018, poco prima che scoppiasse la pandemia in un momento in cui si parlava molto dell’essere “straniero”. Eppure il popolo africano sa come affrontare questo tema forse meglio di noi occidentali <<perché l’Africa- ha spiegato il coreografo- ha già in sé la cultura per combattere la paura; la danza per me è uno strumento di lotta>>. Il tema della pandemia è entrato a pieno titolo nello spettacolo, la paura di uscire, la quarantena, il desiderio di nascondersi. Ma non solo. Coulibaly affronta anche il grande tema del cambiamento climatico. <<All’inizio avevo pensato di ambientare Wakatt in una foresta poi ho scelto una montagna d’oro che rappresenta il capitalismo. Ci sono due figure importanti: una maschera che appare quando gli uomini hanno dei problemi, per rimettere ordine e l’altra, la dea Oyá, della religione yoruba che esorcizza la morte nell’Africa occidentale>>. Alla domanda quale saranno le conseguenze della guerra in Ucraina risponde: <<L’inflazione ma non solo in Africa ma per tutta l’economia mondiale. Quello che mi ha colpito – dice- è il disinteresse dell’Europa nei confronti dei problemi africani e come lo sguardo della politica sia sbagliato, ci volevano cinque milioni di euro per aiutare le persone ferite negli attacchi all’Africa dell’est e non sono stati trovati>>. In questo tempo presente la danza diventa per lui il mezzo fondamentale per stimolare la riflessione e il pensiero. <<Ci apre alle altre culture per lasciarci trasformare -spiega- Wakatt non è uno spettacolo sull’uomo nero ma sull’umanità>>.