Un trittico a misura di Bolle
Lo vedremo di nuovo in piedi, a torso nudo, calzamaglia attillata, scandire con il suo corpo, la melodia di Maurice Ravel, marcata, senza sosta, dal tamburo, in un crescendo orchestrale, circondato da una manciata di danzatori, in uno dei pezzi memorabili di Maurice Béjart: Bolero (1961). Roberto Bolle regala di nuovo la sua interpretazione, più apollinea che dionisiaca, al pubblico milanese, questa volta non sul palcoscenico del Piermarini ma al Teatro degli Arcimboldi, con gli straordinari danzatori del Béjart Ballet Lausanne. Dal 10 al 17 maggio, la celebre compagnia fondata nel 1987 (dopo che Béjart sciolse il Ballet du XXe siècle creato nel 1960) e oggi, diretta, da uno dei suoi più celebri danzatori, Gil Roman, si esibirà, in un trittico di capolavori: oltre a Bolero, Alors on danse…! di Roman e 7 danses grecques di Béjart. <<Volevamo leggerezza in questi tempi difficili e ho composto una sequenza di coreografie incentrate sulla tecnica classica per aprire la serata, che non aveva altro scopo che il piacere di ballare. Lo dedico a Patrick Dupond che, per me, lo ha incarnato>>. Così Gil Roman aveva introdotto il suo nuovo lavoro che debuttò all’Opera di Lausanne, nel 2022, su musiche di Gyorgy Ligeti, John Zorn, Citypercussion e Bob Dylan. Dieci variazioni danzate da uno, due , tre fino a dieci ballerini che compongono un mosaico dal profumo orientale, con momenti dinamici, lirici e romantici. Fedele alla vocazione di preservare il patrimonio coreografico di Béjart (1927-2007) Roman ha nutrito il repertorio della compagnia anche con sue creazioni e pezzi storici come 7 danses grecques (1983) su musica di Mikis Theodorakis. <<Il compositore riesce a darci uno spaccato della musica greca tradizionale e popolare costruendo una partitura che ha il rigore e la forza di un J. S. Bach- spiegava Béjart che scoprì le danze greche agli inizi degli anni Sessanta- In questo balletto non ho cercato di fare altro che “attaccarmi” alla partitura, profumo di un folklore ricco e dinamico, mentre realizzavo una serie di danze (7, il numero magico), dove la danza classica più pura si fonde con folklore trasceso e riferimenti a movimenti contemporanei>>. Un pezzo che apre orizzonti mediterranei di rara bellezza e accompagna il pubblico verso l’Odissea e miti eterni.
(Pubblicato in TuttoMilano -La Repubblica il 4/5/2023)