“Short Stories” di Carolyn Carlson di nuovo in Italia: a Bari e a Carpi.
Ho sempre amato Carolyn Carlson, danzatrice californiana, la sua gestualità intimista, ispirata alla natura, al mare, alle onde, ai gabbiani, in lei ho ritrovato quel profondo anelito di spiritualità, quel bisogno di percepire con il corpo le più sincere ispirazioni dell’animo. Ho avuto la fortuna d’intervistarla varie volte (leggi intervista), ora ritorno a parlare di lei in occasione di “Short Stories”, in scena al Teatro Petruzzelli di Bari dal 15 al 17 novembre e il 22 al Teatro Comunale a Carpi. Un titolo che, all’origine, riuniva tre assoli femminili Immersion (2010), Wind Woman (2011) e Mandala (2010) interpretati, in ordine, dalla stessa Carlson, da Sara Simeoni e Sara Orselli ma, dal 2018, la seconda creazione è stata rivista per due danzatrici: la francese Céline Maufroid e Simeoni. Nella sua carriera ci sono altri assoli indimenticabili: Blue Lady (1985) e Vue d’Ici (1995) (leggi intervista). La sua biografia parte dalla California, da Oakland dove è nata nel ’43, da una famiglia finlandese; allieva prediletta di Alwin Nikolais (grande coreografo americano degli anni ’50) che l’ha voluta presto nella sua compagnia a New York, è poi emigrata, negli anni Settanta, in Europa, prima nella compagnia di Anne Béranger, poi da Maurice Béjart, al Ballet du XX siècle e infine all’Opéra di Parigi grazie a Rolf Liebermann, dove si esibì anche con Rudolf Nureyev in Tristan et Yseult. Dopo nove anni alla direzione del CNN di Roubaix Nord Pas-de-Calais, nel gennaio 2014, ha creato la “Carolyn Carlson Company”. Numerosi i titoli ricevuti: Cavaliere delle Arti e delle Lettere (1998), Cavaliere della Legion D’Onore (2000), nel 2006 il Leone D’Oro dalla Biennale di Venezia. La sua danza libera, ricorda quella di un’altra grande danzatrice della California, Isadora Duncan (1877-1927), che volteggiava scalza, sulle spiagge dell’Oceano, ispirata dalle onde del mare e dal vento. Ma torniamo a “Short Stories”; in Immersion Carlson sprigiona con una danza viscerale, intimista , sui suoni delle onde, accompagnata anche dalla musica di Nicholas De Zorzi, un’energia ancestrale, ispirata all’acqua, elemento per lei fondamentale. Non è un caso che Venezia, città sull’acqua per eccellenza, dove ha vissuto dal 1980 all’84, invitata da Italo Gomez, allora direttore del Teatro la Fenice, per dare vita a un gruppo di danzatori dalla cui esperienza nacque “Sosta Palmizi” (primo esempio riuscitissimo di teatro danza italiano), ha creato in lei profonde suggestioni. Wind Woman, questa volta interpretato da due danzatrici, è un corpo di donna che ascolta il battito del cuore e il vento mentre furoreggia, un invito suggestivo a percepire il respiro del mondo e dell’anima. La musica ipnotica di Michael Gordon, scandisce invece i movimenti sinuosi di Sara Orselli, in Mandala, una danza dentro e fuori il cerchio dell’ensō (simbolo sia dell’universo che del gesto perfetto), in un fluire di energie primitive. Scusate, mi sono un po’ dilungata su Carolyn Carlson, ma le sono molto affezionata, ho un ricordo vivissimo dello “stage” che ho seguito (ahimè molti anni fa) con lei a Venezia, cento ragazzi, al Palasport, impegnati a emulare la sua danza e a guardare dentro noi stessi, un viaggio indimenticabile alla ricerca della sorgente che c’è in ognuno di noi.
Qui di seguito il primo video di cinque: “Le città d’acqua”, di Vittorio Nevano e Paola Calvetti, trasmesso su Raidue nel 1989, per “Mixer Speciale Danza”