Azzoni e Ryabko incantano Milano al “Roberto Bolle and Friends”


Azzoni e Ryabko incantano Milano al “Roberto Bolle and Friends”
"Terza Sinfonia di Gustav Mahler" Silvia Azzoni e Alexandre Riabko foto Giuseppe Di Martino

Il passo a due di Silvia Azzoni con Alexandre Ryabko tratto da Terza Sinfonia di Gustav Mahler (1975) di John Neumeier è a dir poco commovente per la sua irresistibile poetica e spiritualità. Un incontro tra due anime che si elevano a dimensioni di eterea e umana gioia, due corpi che si allacciano in un’intimità così profonda da pervadere il pubblico di luce mistica. Il tema della morte è affrontato nella sua dimensione più alta, croce e resurrezione, in un afflato di pose e movimenti che conducono a una pura pace interiore . I due interpreti, Azzoni e Ryabko (in coppia anche nella vita) sono semplicemente sublimi. Lei vola in alto sulle spalle, le braccia, la testa di lui , scivola sulle sue ginocchia, si stende a terra sotto le sue braccia aperte come un’aquila. Inizio da questa “perla” coreografica creata nel 1975 da Neumeier e rappresentata, lo stesso anno, in Piazza San Marco a Venezia, per parlare della prima serata di “Roberto Bolle and friends”, l’ormai celebre Gala diretto dallo stesso Bolle, al Teatro degli Arcimboldi in programma fino al 1 giugno per OnDance. Due atti suddivisi in nove pezzi (dovevano essere nove ma Arcadia di Douglas Lee non c’è stato) che si susseguono in un’alternanza di generi tra classico e contemporaneo: dai “passi a due” sempre spettacolari per i virtuosismi mozzafiato, tratti da Il Corsaro e Don Chisciotte di Marius Petipa eseguiti con slancio e tecnica, dalle due “stars” del Bayerisches Staatsballett di Monaco, l’americana Laurretta Summerscales e il cubano Yonah Acosta e da Diana e Atteone di Agrippina Vaganova danzato con assoluta sicurezza da altri due nomi nella rosa ballettistica  internazionale, la russa Tatiana Melnik (Hungarian National Ballet) e Bakhtiyar Adamzhan (Astana Opera) in coppia anche nel passo a due da Le Fiamme di Parigi, di Vasilij Vainonen. Bolle, a parte l’esibizione più classica nel primo divertente e ironico, Le Grand Pas de Deux di Christian Spuck, pezzo presente anche l’anno scorso nella scaletta del Gala, con la spagnola Alicia Amatrian (Stuttgart Ballet), una maldestra ballerina con occhiali e borsetta, si è ritagliato una nicchia di coreografie contemporanee molto apprezzate dal pubblico. Opus 100-für Maurice, il celebre e meraviglioso passo a due maschile sulla musica di Simon&Garfunkel creato nel 1996 da Neumeier per il Gala del 70° compleanno di Maurice Bèjart con Riabko e due coreografie molto apprezzate dal pubblico: Serenata di Mauro Bigonzetti danzata con la grintosa Stefania Figliossi su musiche meridionali di Amerigo Ciervo e Dorian Gray, di Massimiliano Volpini, in chiusura di serata accompagnato dal violino “ruggente” di Alessandro Quarta. Pezzo che ha mandato in visibilio la platea, con l’immagine di Bolle riflessa, grazie a una videocamera, su uno schermo led in fondo alla scena, tra fari di luce, le espressioni contorte del volto e lo sguardo ieratico, il violino sfrenato di Quarta, in un crescendo musicale e di danza (fin troppo apocalittico) di fronte a un “io” destinato a frantumarsi in mille pezzi. Gran finale con i saluti” virtuali” di tutti gli artisti e poi inchini dal vivo tra fragorosi applausi.

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"Terza Sinfonia di Gustav Mahler" Silvia Azzoni e Alexandre Riabko foto Giuseppe Di Martino

Il passo a due di Silvia Azzoni con Alexandre Ryabko tratto da Terza Sinfonia di Gustav Mahler (1975) di John Neumeier è a dir poco commovente per la sua irresistibile poetica e spiritualità. Un incontro tra due anime che si elevano a dimensioni di eterea e umana gioia, due corpi che si allacciano in un’intimità così profonda da pervadere il pubblico di luce mistica. Il tema della morte è affrontato nella sua dimensione più alta, croce e resurrezione, in un afflato di pose e movimenti che conducono a una pura pace interiore . I due interpreti, Azzoni e Ryabko (in coppia anche nella vita) sono semplicemente sublimi. Lei vola in alto sulle spalle, le braccia, la testa di lui , scivola sulle sue ginocchia, si stende a terra sotto le sue braccia aperte come un’aquila. Inizio da questa “perla” coreografica creata nel 1975 da Neumeier e rappresentata, lo stesso anno, in Piazza San Marco a Venezia, per parlare della prima serata di “Roberto Bolle and friends”, l’ormai celebre Gala diretto dallo stesso Bolle, al Teatro degli Arcimboldi in programma fino al 1 giugno per OnDance. Due atti suddivisi in nove pezzi (dovevano essere nove ma Arcadia di Douglas Lee non c’è stato) che si susseguono in un’alternanza di generi tra classico e contemporaneo: dai “passi a due” sempre spettacolari per i virtuosismi mozzafiato, tratti da Il Corsaro e Don Chisciotte di Marius Petipa eseguiti con slancio e tecnica, dalle due “stars” del Bayerisches Staatsballett di Monaco, l’americana Laurretta Summerscales e il cubano Yonah Acosta e da Diana e Atteone di Agrippina Vaganova danzato con assoluta sicurezza da altri due nomi nella rosa ballettistica  internazionale, la russa Tatiana Melnik (Hungarian National Ballet) e Bakhtiyar Adamzhan (Astana Opera) in coppia anche nel passo a due da Le Fiamme di Parigi, di Vasilij Vainonen. Bolle, a parte l’esibizione più classica nel primo divertente e ironico, Le Grand Pas de Deux di Christian Spuck, pezzo presente anche l’anno scorso nella scaletta del Gala, con la spagnola Alicia Amatrian (Stuttgart Ballet), una maldestra ballerina con occhiali e borsetta, si è ritagliato una nicchia di coreografie contemporanee molto apprezzate dal pubblico. Opus 100-für Maurice, il celebre e meraviglioso passo a due maschile sulla musica di Simon&Garfunkel creato nel 1996 da Neumeier per il Gala del 70° compleanno di Maurice Bèjart con Riabko e due coreografie molto apprezzate dal pubblico: Serenata di Mauro Bigonzetti danzata con la grintosa Stefania Figliossi su musiche meridionali di Amerigo Ciervo e Dorian Gray, di Massimiliano Volpini, in chiusura di serata accompagnato dal violino “ruggente” di Alessandro Quarta. Pezzo che ha mandato in visibilio la platea, con l’immagine di Bolle riflessa, grazie a una videocamera, su uno schermo led in fondo alla scena, tra fari di luce, le espressioni contorte del volto e lo sguardo ieratico, il violino sfrenato di Quarta, in un crescendo musicale e di danza (fin troppo apocalittico) di fronte a un “io” destinato a frantumarsi in mille pezzi. Gran finale con i saluti” virtuali” di tutti gli artisti e poi inchini dal vivo tra fragorosi applausi.

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