Emozioni alle stelle per “Onegin” con Bolle e Nuñez
Hanno regalato grandi emozioni, ieri sera alla Scala, la coppia Roberto Bolle e Marianela Nuñez, lui nel ruolo dell’ombroso, introverso, egocentrico ma fragile Onegin e lei in quello della radiosa, commovente, sincera, forte Tatjana (di nuovo insieme il 26,29 ottobre e il 7 ore 20 e 10 novembre ore 14.30), interpreti convincenti del meraviglioso balletto Onegin di John Cranko, ispirato al romanzo in versi di Aleksandr Puškin. Lei, incerta adolescente nel primo atto con tutti i fremiti spontanei del cuore mentre scrive un’appassionata e sincera lettera all’amato che sogna, riflesso nello specchio, in uno splendido passo a due e poi donna adulta che vive, fino in fondo, nel terzo atto, il dramma di un amore impossibile perché ormai felicemente sposata con il Principe Gremin, ruolo interpretato con giusto piglio da Gabriele Corrado. Ci sono altri momenti indimenticabili di questo balletto rappresentato l’ultima volta alla Scala nel 2017, sempre con la coppia Bolle – Nuñez: la scena del duello tra Onegin e il poeta Lenskij interpretato molto bene, su tutti i registri, da quello più leggero e soave del primo atto, all’altro drammatico del secondo, da Nicola Del Freo e dalla sua fidanzata Olga, la bravissima Martina Arduino che si appropria del ruolo solare e un po’ dispettoso del personaggio e che, con la sorella Tatjana, danza un drammatico passo a tre, dal sapore espressionista, nell’inutile tentativo di dissuadere i due uomini al duello. L’omicidio di Lenskij pietrifica Tatjana che, con una gestualità impeccabile, sancisce la definitiva rottura con l’amato. Il terzo atto si apre con il ballo al palazzo Gremin, con dame e cavalieri altezzosi e vanitosi che Cranko tratteggia anche con una vena comica e grottesca e si conclude con lo spettacolare passo a due di Onegin e Tatjana tra slanci, salti, abbracci, fughe, renversé, niente di più geniale da un punto di vista coreografico, per esprimere l’ondoso moto dei sentimenti più contrastanti. Il destino di due vite si delinea con grande incertezza fino all’ultimo, con Bolle che regala tutto lo smarrimento tardivo di un animo confuso, con delicatezza e passione mentre Nuñez, vulcanica, innamorata, straziata ma con una determinazione improvvisa, straccia la lettera e sceglie la strada per lei più giusta. La lettura romantica di questo “dramma danzato”, interpreta spesso la scelta di Tatjana come convenzionale, dettata dalla paura di perdere i benefici sociali di un matrimonio aristocratico. Non sono d’accordo: Tatjana prende in mano la sua vita con coraggio, si difende da un uomo troppo complicato si potrebbe quasi dire demoniaco; è una donna in cerca di luce, che desidera felicità e non morte, perciò lo lascia. Strepitose le musiche di Čajkovskij elaborate da Kurt-Heinz Stolze, dirette da Felix Korobov, raffinatissimi i costumi vaporosi e morbidi delle ballerine, il frac impeccabile del protagonista, gli abiti russi delle danze popolari, il tutto avvolto nelle suggestive scene romantiche di Pier Luigi Samaritani. In ottima forma la compagnia scaligera. (Fino al 10 novembre Teatro alla Scala)