Il misticismo di Giselle nel suggestivo Teatro Mariinsky di San Pietroburgo
Niente di più attraente che vedere il più mistico dei balletti, Giselle, nel suggestivo Teatro Mariinsky, in stile neoclassico, a San Pietroburgo, emblema della storia dell’arte coreutica e lirica, inaugurato nel 1860 su progetto dell’architetto Alberto Cavos, chiuso nel periodo sovietico e poi ribattezzato dal regime Teatro Kirov (in onore del rivoluzionario russo Sergej Kirov) , dal 1988 diretto da Valerij Gergiev e dal 2013 affiancato dal nuovo Mariinsky II. Già nel foyer si respira un’aria ottocentesca con i documenti, i vecchi manifesti e le fotografie di spettacoli e ritratti degli artisti che hanno segnato la storia del balletto (Istomina, Semenova, Kshesinskaya, Nijinsky, Ulanova, Pavlova, Nuriev, Baryshnikov) e della lirica (Shalyapin, Ershov, Figner, Sobinov, Reisen), ma l’impatto emozionale si coglie nella sala del teatro imperiale con il verde delicato dell’onda marina e nell’osservare il grande lampadario del soffitto (23 mila pendenti in cristallo e 230 lampadine) circondato da ninfee e amorini e con i ritratti di drammaturghi nei dodici medaglioni. Il sipario, creato nel 1914 sui disegni dello straordinario artista teatrale Alexander Golovin colpisce subito l’occhio per la tecnica di fabbricazione che ha unito la pittura con i diversi tessuti ispirato dai modelli degli abiti della imperatrice Maria Aleksandrovna, la moglie di Alessandro II, al cui nome è intitolato il teatro. La Loggia Reale con le sue tende verde acqua a drappeggio, le poltrone in legno color ciliegio, gli stucchi e gli affreschi mi hanno condotto per mano in un mondo antico, quello imperiale e Giselle, il celebre balletto in due atti (1841) di Marius Petipa su libretto del poeta e letterato Théophile Gautier e del drammaturgo Jules Henry Vernoy de Saint- Georges su musica di Adolph Adam, interpretato con estrema lievità e rigore dal Ballet Company del Primorsky Stage del Mariinsky Theatre, ha completato questa cornice quasi irreale. I due protagonisti, l’étoile russa Irina Sapozhnikova e il suo partner coreano, Kanat Nadyrbek deliziosi, spensierati, allegri, nel primo atto bucolico segnato dal loro incontro e dalla celebre scena della pazzia (la nostra Carla Fracci e Alessandra Ferri sicuramente più drammatiche e viscerali) quando la giovane scopre l’inganno dell’amato, il nobile Albrecht e sublimi nel secondo, nel mondo ultraterreno delle villi. Lei di una grazia irresistibile, dai gesti sospesi, in perfetta sintonia con la musica, lui palpitante amante bisognoso di perdono regalano, nel fiabesco secondo atto, passi a due di alta liricità insieme allo straordinario corpo di ballo capeggiato da Myrta, la ieratica e solenne Katerina Floria, regina delle Villi. L’orchestra magistralmente diretta da Anton Torbeev ha regalato tocchi indimenticabili al più suggestivo e struggente dei balletti romantici. Prossimi appuntamenti al Teatro Mariinsky: Il lago dei cigni, Lo Schiaccianoci e Don Chisciotte.