Meraviglioso solo di Keersmaeker con il pianista Pavel Kolesnikov
La danza minimalista, essenziale, di una puntualità e precisione impressionante di Anne Teresa de Keersmaeker nel suo solo The Goldberg Variations, BMW 988, è un regalo personale, vivace e anche ironico, alla sua vita e carriera per il suo sessantesimo compleanno. Lo spettacolo , in prima nazionale, ieri sera, alle Fonderie Limone Moncalieri in chiusura di Torinodanza Festival (replica stasera ore 20.25), della durata di circa due ore, con il bravissimo giovane pianista russo Pavel Koleskinov che l’ha accompagnata in questa nuova avventura sulla musica del capolavoro di Johann Sebastian Bach, ratifica il talento di questa capofila della danza belga germogliato fin dagli esordi, negli anni Ottanta, con il suo primo lavoro Asch e poi confermato da un’altra pietra miliare della sua produzione: Rosas danst Rosas. Composte tra il 1741 e il 1745 le trenta Variazioni Goldberg per clavicembalo, scritte per il giovane Johann Gottlieb Theophilus Goldberg, il bambino prodigio, figlio di un liutaio il cui talento fu notato, quando aveva solo dieci anni, dal conte Hermann Carl von Keyserlingk, sono considerate “un monumento all’intelligenza del grande compositore tedesco”. Un’architettura modulare di brani, secondo schemi matematici, suddivise in dieci gruppi di tre alla quale Keersmaeker resta fedele attraverso tre cambi di abiti che diventano lo spartiacque di tre differenti momenti dello spettacolo: all’inizio, con un vestito di tulle nero trasparente, la coreografa belga danza a piedi nudi in un palcoscenico semivuoto con il piano a coda suonato di spalle da Koleskinov in bermuda, canottiera anche lui senza scarpe; un ramo d’albero sulla parte sinistra del pavimento e un pannello rettangolare color alluminio appeso in alto a destra. Sono movimenti che vibrano, accennano, rimandano a spazi interiori di una vita artistica che al minimalismo postmoderno americano, ha sommato la traiettoria espressionista, di timbro più europeo, ricevuta da giovane alla scuola di Maurice Béjart ma subito elaborata in una poetica personale e molto diversa. Nel secondo momento che inizia con il rotolare di un tubo dal fondo verso la platea, in un completo morbido, pantaloni e camicia dorati, scarpe da ginnastica, Keersmaeker si cimenta in una danza ancora più morbida e ariosa, pur nella scrupolosa precisione dei movimenti, ben lontana da quel rigore di matrice quasi calvinista che ha contraddistinto alcuni tratti di suoi lavori precedenti. La danzatrice riscopre una gioia fanciullesca e fa vibrare un mondo di ricordi addolciti dal tempo trascorso, lontano da sentimenti di ostilità e rabbia ma pervaso da una dinamica ripetitiva di movimenti ai quali se ne aggiungono di nuovi e che generano una sequenza infinita di emozioni. Il terzo momento, in pantaloncini luccicanti dorati e camicia rossa, in una scena buia illuminata dai rami dell’albero, la danzatrice si muove ancora tra ripetizioni e variazioni che sembrano destinate a non finire mai, come la vita che scorre inarrestabile, attraverso il suo corpo danzante, ricco di una memoria giovanile che il tempo ha plasmato e ammorbidito con saggezza. Meritati e calorosi applausi.